Lapidario romano

La visita al Lapidario romano è la naturale integrazione del percorso archeologico, che si allarga a comprendere il giardino interno dell’ex-Collegio dei Gesuiti.
Qui, nel 1981, fu allestito il primo nucleo del nascente Museo della Città, secondo il progetto di Giancarlo Susini (cui il Lapidario venne intitolato nel 2015) che scelse l’evocativa ambientazione all’aperto per esporre buona parte della raccolta epigrafica riminese, una delle più notevoli nel panorama regionale, formatasi a partire dal XVI secolo.
Le iscrizioni toccano diversi aspetti della vita pubblica e privata tra il I sec. a.C. e il IV d.C. raccontando storie, comunicando emozioni e sentimenti, facendo uscire dall’anonimato antichi magistrati, funzionari, soldati, schiavi, liberti, donne e bambini che in questo modo assumono una propria identità ed emergono nel panorama storico e nella memoria grazie alle iscrizioni che recano informazioni sulla sfera familiare, religiosa e politica dei personaggi.
Pertanto, il lapidario ci offre uno spaccato della società affidato alle parole scolpite nella pietra e scandito in più sezioni.

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