Villa Alvarado

Villa Alvarado, che dal 17 dicembre 2005 ospita il "Museo degli Sguardi", prende il nome dal nobile spagnolo Don Giovanni Antonio De Alvarado, cavaliere dell’Ordine di S.Giacomo e segretario in Italia dell'Imperatore Carlo VI.

Verso i cinquant'anni abbracciò la regola del Terz'Ordine di San Francesco, abbandonando tutti gli impegni pubblici e ritirandosi nelle vicinanze del Santuario della Beata Vergine delle Grazie, sul colle di Covignano di Rimini, dove costruì Villa Alvarado. Si dedicò ad una vita di preghiera e carità nei confronti dei poveri, vivendo in questa villa per circa venti anni, fino al 1741, anno della sua morte. In memoria di Giovanni Antonio De Alvarado i frati collocarono un busto con epigrafe sul lato destro del presbiterio del Santuario delle Grazie; il monumento fu realizzato nel 1751 dall'artista bolognese Carlo Sarti.

Villa Alvarado ha ospitato dal 1928 il “Museo delle Grazie”; l' idea di un “museo” venne dalla grande Esposizione Internazionale di Torino del 1898, dove era stata allestita una sezione dedicata a far conoscere il lavoro delle Missioni dei Padri Missionari Francescani.

Durante la Seconda Guerra Mondiale Villa Alvarado fu occupata dalle truppe tedesche, ma i materiali erano già stati messi al sicuro.

Nel 1946 fu restaurato il Convento e l'inaugurazione del Museo delle Grazie avvenne nel 1951.

Nel corso del 2002 il Museo è stato chiuso e le opere in gran parte trasportate e depositate presso i Musei Comunali di Rimini.

Poco dopo hanno avuto inizio i lavori di restauro dell’edificio che si sono conclusi nel 2004 per adibire Villa Alvarado a sede del Museo degli Sguardi.

Per il nuovo allestimento il Comitato Ordinatore era formato da Antonio Aimi , Maurizio Biordi , Marcello Di Bella, Paolo Fabbri, Pierluigi Foschi, Laura Laurencich Minelli, Antonio Paolucci, Luigi Pezzoli e presieduto da Marc Augè (già Direttore dell'Ecole des Hautes Etudes di Parigi).

Lo Studio Aliante di Pesaro (Arch. Oscar Rocca, Graciela Galvani Rocca e Camilo Rocca, in collaborazione con Valentina Curandi e Nicolás Arias) ha realizzato un allestimento secondo un percorso espositivo “leggero”, caratterizzato da un ridotto numero di reperti esposti e da una minima presenza di testi intercalati da una “supersegnaletica”, secondo il progetto museografico elaborato da Marc Augè. Un ruolo determinante per la realizzazione di tale allestimento è stato svolto da Graciela Galvani Rocca (06/10/1950 - 01/05/2007).