Storia

La nascita della Galleria dell’Immagine (fine anni '70) fu allora una vera “rivoluzione” cittadina con l’eccentrica idea di dedicare uno spazio pubblico “solo” alla fotografia.

Prima del 1982 la Galleria dell’Immagine era parte di una “struttura culturale” chiamata Archivio Laboratorio dell’Immagine: in tal periodo furono allestiti parallelamente alle mostre, anche laboratori legati alla tecnica fotografica e alla prassi della camera oscura. L’Archivio aveva preso vita attraverso l’opera di Gian Butturini , attivista e fotoreporter.

Per alcuni anni il programma espositivo della Galleria fu centrato sulle immagini di un pool di fotografi d’impegno sociale quali Uliano Lucas, Carla Cerati, Luciano D’Alessandro, fotografi che esprimevano la forte esigenza  di essere riconosciuti quali fotogiornalisti e cioè giornalisti-fotografi a tutti gli effetti.

In seguito e a conclusione del suo progetto, Butturini aveva poi coordinato una equipe di fotografi: Mario Dondero, Carla Cerati, Uliano Lucas, Maurizio Buscarino e Maurizio Bizziccari, sul tema della documentazione personale attorno agli eventi performativi di teatro di piazza nell’ambito del Festival di Sant’Arcangelo di Romagna.

Le risultanze furono poi esposte in Galleria.

 A partire dal 1982, passato il tempo della fotografia di reportage, anche per la crisi dei giornali e riviste che ne erano naturale veicolo, con la “vittoria” dei reporter video-televisivi, l’attività della Galleria si sganciò sempre più da quel contesto per ospitare mostre legate alla “ricerca” fotografica d’autore.

Dopo alcune mostre interlocutorie ma di qualità, quali le personali di Edward Weston e Cecil Beaton,  la nuova direzione della Galleria partì con le monografiche di due importanti figure della fotografia italiana contemporanea: Guido Guidi e Olivo Barbieri (1983), due mostre create apposta per Rimini (con relativi cataloghi). Da quel momento esporranno con continuità i più importanti esponenti della fotografia d’autore italiani e internazionali, con mostre personali e collettive. Vale la pena ricordare per darne la giusta idea qui di seguito: Ugo Mulas, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, John Devis, Paul Graham, Stephen Shore, Robert Franck, Michael Smidt, Alfred Seiland, cioè grandi nomi della fotografia, ma anche importanti figure in crescita e di rilievo quali Marco Pesaresi, Marco Zanta, Michele Buda, Francesco Raffaelli, ecc. Non vanno dimenticate rassegne internazionali quali Descrittiva (1984) a cura di Luigi Ghirri, in cui si faceva il punto sulla declinazione “descrittiva” della fotografia, in quel momento un sentire particolarmente accentuato.

Con la diffusione dell’immagine automatica e l’avvento del digitale in tutti gli ambienti dell’arte contemporanea e della società in genere, tale rivoluzione appare oggi attenuata, non tanto però da venir meno al suo ruolo di spazio “storico” italiano, forse unico,  dedicato principalmente alla fotografia e alle ricerche dell’immagine fatta a macchina.

In questi ultimi anni la Galleria dell’Immagine ha confermato che quell’antica rivoluzione è “sottilmente” ancora in atto tra spinte centrifughe e, soprattutto, centripete che periodicamente minano la sua sopravvivenza. Per il solo fatto di esserci ancora, la Galleria dell’Immagine semplicemente è. Questo è importante.

Resiste nell’immaginario,  grazie a pochi e, dispiace dirlo, a “dispetto” di altri….alcuni dei quali anche in “buona fede”, che hanno cercato di renderlo, magari inconsciamente uno “spazio normale” in cui la fotografia fosse intercalata con espressioni multimediali e/o ricondotta in un alveo di maggiore  tradizione.